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Jamming: Jamaica lives in Japan

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CAT_IMG Posted on 19/4/2012, 10:57


Era una bella giornata di primavera e la fermata del treno era costeggiata da dei ciliegi in fiore, una ragazza batteva i piedi sul freddo ferro del treno, era impaziente, odiava aspettare.
Si sentì lo stridulo rumore delle ruote di un treno e un bimbo
urlò con entusiasmo: "Sta arrivando papààà"; il treno si fermò e ne uscì fuori per primo, un uomo con una valigia e una 24 ore in mano che abbracciò subito il figlio che lo stava aspettando.Altre persone scesero dal treno, tra di esse vi era una ragazza: sorrideva alla scena appena avvenuta, poiché le ricordava il suo rapporto con il padre; se non fosse stato per lui, infatti, non avrebbe mai potuto compiere quel viaggio in Giappone. Suo padre aveva lavorato tanto per poterglielo pagare, ma lo aveva fatto con piacere, perché sapeva che così sua figlia avrebbe potuto realizzare il suo sogno.
Ce l'avrebbe messa tutta per ringraziarlo e ripagarlo di questo sacrificio! Dopo un po' il sorriso fu sostituito dalla preoccupazione, non sapeva dov'era il suo appartamento, andò vero il banco, si rivolse ad un poliziotto e con voce un po’ tremante in quanto aveva paura di avere una pronuncia incomprensibile “S-scusi, dovrei arrivare a questo indirizzo – gli porse un biglietto con su scritto il recapito della casa – saprebbe dirmi come arrivarci?” Il poliziotto tacque un attimo, e la giovane ragazza ebbe paura di aver sbagliato delle parole rendendo la frase contorta, ma si tranquillizzò subito alla risposta del poliziotto: “Si, la conosco, in questa casa c’è un appartamento che sta affittando mia sorel.. a proposito, chi sei?” - le chiese “ Uh, sono una cantante…Cercavo un appartamento per sistemarmi qua e mi sono imbattuta in questo. Ecco il documento d’identità”. Il poliziotto confermò l’identità della ragazza “Capisco… Se aspetti 5 minuti che smonto ti do un passaggio. Ci passo sempre dopo il lavoro.” Scarlet ringraziò il poliziotto dell’offerta e si avviò su una delle panchine vuote. Questa fu una dura prova per lei, sicuramente era un qualcosa che l’avrebbe messa in difficoltà in varie occasioni, ma quello era un sogno al quale non voleva rinunciare… è il suo sogno! “Trasmettere emozioni attraverso le canzoni non è facile, ci vuole impegno, bravura e fortuna; senza questi tre requisiti non si va avanti nella vita”, è questo che le ripeteva sempre suo padre, e anche se sembravano parole pesanti, in realtà le diceva sempre col sorriso sulle labbra, ma allo stesso tempo era fermo e deciso quando le diceva: sicuramente glielo diceva per il suo bene. “Si figuri signora, buona giornata” il poliziotto pian piano si avvicinò verso Scarlet, e mentre lo faceva il cuore della ragazza batteva a mille, perché sapeva che nel momento in cui fosse salita sulla macchina sarebbe iniziato tutto. “Ho appena finito, vieni con me, ti accompagno da mia sorella” disse il poliziotto. Usciti dalla stazione, i due si incamminarono verso la macchina e più si accorciavano le distanze che li separavano dal veicolo, più le speranze di Scarlet aumentavano. Saliti in macchina il poliziotto accese una sigaretta e si rivolse alla ragazza “Oh che idiota che sono, ti offro un passaggio e neanche mi presento. Sono Bankai, piacere di conoscerti. Hai detto di essere una cantante, scusa la franchezza ma non ti ho mai sentito nominare prima d’ora.” “Si, in effetti non ho ancora pubblicato nessun disco, mi piace cantare qua e la alle feste o nei locali sulla spiaggia. Sono venuta qui in Giappone per far conoscere questo stile anche al mondo al di fuori della Giamaica: questo è il mio sogno!”
“Sai, di solito le persone sono egoiste, pensano solo a se stesse oppure alle persone a loro care. Non dico che sia sbagliato ma non pensano a tutte le altre che hanno altrettanto bisogno di aiuto: io credo in quest’ideale proprio come te, perciò faccio il poliziotto. Mia sorella invece pensa solo al profitto: ha investito su degli appartamenti che affitta maggiormente agli studenti stranieri che vengono a studiare qui. Prima non era così ma lo è diventata dopo una delusione amorosa, quello stro… oh scusa, mi stavo facendo trascinare. Comunque sia, mia sorella è una brava donna sempre gentile e altruista con gli altri, ti troverai bene. Eccoci arrivati.”
“Grazie mille per il passaggio” disse lei uscendo dalla macchina “Di niente, alla prossima.” Scarlet sorrise poi suonò alla porta, le aprì una ragazza bionda con gli occhi azzurri “ Entra pure io sono Fede, piacere. – Scarlet ricambiò il saluto - Non capita tutti i giorni di avere un ospite straniero, di solito vengono persone da altre parti del Giappone. Comunque sia, ecco l’appartamento” Fede le mostrò l'appartamento. Era molto spazioso, il salotto era arredato con mobili moderni: due divani ricoperti in pelle bianca, un tavolino da caffè in legno laccato nero e una tv al plasma situata vicino ad un mobile bianco “Wow che lusso” pensò Scarlet abituata alla sua casa dove il salotto era costituito da due poltrone di vimini con dei cuscini, un tavolino in legno , un giradischi e una radio.
In Giamaica non aveva la televisione in casa: la guardava solo quando andava al bar del quartiere, per questo Scarlet era cresciuta ascoltando la radio e i dischi in vinile del padre. Era nato 10 anni dopo il famoso cantante Bob Marley e lo ha anche conosciuto “Mi ricordo ancora che giocava a pallone vicino a casa mia” gli raccontava “a volte facevano giocare anche me”; Scarlet adorava ascoltare suo padre che parlava di Bob in quel modo sopratutto se come sottofondo c'erano le sue canzoni, era cresciuta col reggae spesso guardava fuori dalla finestra verso la casa dove viveva Bob e sentiva che lui era ancora lì a cantare e predicare l'amore, la pace e la libertà, per questo aveva deciso di continuare quello che lui aveva cominciato portando la sua musica in giro per il mondo.
“Per ora pensa a sistemarti, sarai stanca dopo il viaggio. Passerò tra un paio di ore e parleremo dell’affitto, per te va bene?” Scarlet acconsentì. In effetti era molto stanca, quindi per prima cosa si fiondò con la valigia sul letto e si rilassò un po’. Il Giappone è molto diverso dalla Giamaica: questo lo ha notato appena ha messo il piede fuori dall’aereo; ma non solo, anche gli edifici e le case sono diverse. “Speriamo che le persone siano accoglienti come quelle giamaicane” pensò. Dopo essersi rilassata, Scarlet sistemò le cose che aveva portato e, dato che era orario di pranzo, scese in un qualche locale per magiare. Aveva tanto sentito parlare di una pietanza chiamata “ramen”, ed era curiosa di assaggiarla; fortunatamente per lei, dall’altra parte della strada c’era proprio un locale in cui si poteva mangiare ramen. Entrata, notò che una persona già stava mangiando qualcosa in una ciotola: era proprio come lo aveva visto su internet, ma ora era giunto il momento di assaggiarlo! Si avvicinò al bancone e chiese ad una ragazza se gliene potesse portare una ciotola. Alla richiesta, la ragazza iniziò a preparare quello che sarebbe stato il primo pranzo in Giappone della nostra Scarlet. Si era già esercitata in Giamaica a mangiare con le bacchette e sperò che quell’ “allenamento” le fosse servito davvero. Mentre aspettava, l’uomo seduto dall’altro lato del bancone finì di mangiare ed iniziò a parlare con un altro uomo dietro al bancone “Dovrebbe essere il proprietario”, pensò Scarlet.
“Spero stia scherzando. Riesci a fare il ramen più buono del Giappone, e credimi quando lo dico perché l’ho visitato tutto per varie commissioni, ma non puoi decidere di chiudere così da un momento all’altro! Certo, ultimamente le vendite sono calate, ho anche controllato il bilancio del negozio, ma ti assicuro che sono cose che si possono recuperare con una buona iniziativa… non puoi mollare tutto così, Cry”
“ Il problema non è la clientela: questo locale ha avuto i suoi anni di gloria, ora è il momento di lasciar spazio ad altri; mia figlia Luna, mi aiuta in negozio ma non voglio farla lavorare in questo misero locale. Ha una dote innata per la cucina che vedo sprecata in questa misera cittadina: vorrei farla lavorare in qualche città importante dove davvero potrà diventare qualcuno.”
“ No, tua figlia vuole continuare qui, dove tutto è nato; e vuole anche che TU continui a lavorare qui….” Mentre il discorso andava avanti, Scarlet ebbe finalmente la sua ciotola di ramen. Un po’ incuriosita dal discorso tra il proprietario e quell’uomo, chiese maggiori informazioni alla ragazza che stava dietro al bancone che, per quanto avesse capito, avrebbe dovuto chiamarsi Luna.
“Scusi la domanda, ma chi è quel signore laggiù?”
“Quel signore che ha finito di mangiare è un nostro cliente abituale, nonché nostro fiscalista. Si chiama Hope. Mentre l’altro è mio padre, proprietario di questo locale: io lo aiuto nel tempo libero. Ultimamente la clientela sta diminuendo e mio padre mi vuol far lavorare in città importanti come Tokyo, dove avrei più possibilità di mandar avanti un’attività come questa. Io però mi sono affezionata a questa cittadina e a questo locale e mi dispiacerebbe lasciarli, ma questo mio padre non lo vuole capire. Certo, agisce con le migliori intenzioni per me, ma non è la cosa che preferirei fare: io vorrei continuare quest’attività proprio qui.” Luna notò che mentre Scarlet ascoltava, mangiava con piacere il ramen che le aveva servito. “Piuttosto, non ti ho mai vista da queste parti, sei nuova? Io mi chiamo Luna, piacere.” Scarlet posò le bacchette, si pulì la bocca e contraccambiò il saluto “Si, in effetti sono arrivata in Giappone da poco, piacere Scarlet: il mio appartamento è dall’altra parte della strada e non ho potuto far a meno di notare questo locale. Si mangia davvero bene, complimenti!” Luna arrossì un po’ “Grazie. Peccato che questo locale debba chiudere… ci vorrebbe un po’ di allegria per tirarlo su.” disse con aria un po’ triste. Alla parola “allegria” a Scarlet venne in mente un’idea. Ringraziò per il pranzo, pagò ed uscì velocemente. Poco più in la del negozio, vide il fiscalista posare il cellulare che fino a poco prima teneva accostato all’orecchio: quella era l’occasione giusta per parlarci. “Scusi, vorrei parlarle. Ha 5 minuti?” “No, mi spiace. Devo sbrigare una faccenda urgente e non ho proprio….” “E’ per il locale” la troncò subito Scarlet. Hope si azzittì. “Beh, ho conosciuto la figlia del proprietario ed è una brava persona: lei vuole continuare a lavorare qui ma per colpa del padre non potrà farlo. Vorrei aiutare in qualche modo: sono Scarlet, una cantate reggae” Hope riflettè per qualche secondo e scrisse qualcosa su un foglio di carta. “Piacere Scarlet, sono Hope. Una cantante dici… potrebbe funzionare. Puoi farti trovare a quest’indirizzo verso le 5 di oggi?” Scarlet prese il foglio rispondendo in modo affermativo. “Allora io vado, mi raccomando: sii puntuale” “Stia tranquillo!”. “Chissà cosa avrà in mente quell’ Hope” penso Scarlet. Comunque sia, mise in tasca il bigliettino e tornò nell’appartamento. Varcata la porta vide Fede in compagnia di un ragazzo “Oh, eccoti qui” le disse Fede “stavamo giusto parlando di te. Lui è Vincent. Ha bisogno di un posto in cui alloggiare per qualche notte e mi ha chiesto se poteva dividere l’appartamento con te.” Scarlet guardò Vincent un po’ preoccupata, dato che avere un ragazzo in casa avrebbe potuto darle fastidio.
“Se è un problema potrei anche dormire sul divano, a casa ero io a fare le faccende domestiche e durante il giorno mi metto a disegnare senza dare fastidio a nessuno.” La descrizione non l’aveva convinta del tutto, anche perché poteva anche non corrispondere a verità, ma pensò che condividere un appartamento con una persona fosse meno noioso che viverci da sola. “Ed inoltre comporterebbe anche una riduzione del pagamento per l’affitto, dato che siamo in due potremmo dividercelo.” In effetti questo era vero. Spendere di meno per avere gli stessi vantaggi e una compagnia in più: valeva la pena provarci! “D’accordo. Per me va bene, ma sia chiaro: io sul letto e tu sul divano.” Disse con tono imbarazzato. “Grazie mille!” replicò Vincent allegro alla risposta di Scarlet. “Spero che andiate d’accordo” disse Fede e uscì. Scarlet voleva sapere di più del suo nuovo coinquilino, quindi iniziò a parlarci: era meglio iniziare a legare subito per evitare litigi futuri. “Piacere di conoscerti, sono Scarlet, una cantate reggae, vengo dalla Giamaica. Tu chi sei?”
“Sono Vincent, sono un disegnatore di Osaka. Ho deciso di venire in questo paesino per rilassarmi un po’ dal caos quotidiano della città. Ti ringrazio ancora per avermi permesso di dividere l’appartamento con te”
“Figurati – rispose Scarlet e continuò un po’ incuriosita – Hai portato con te qualche disegno?”
“Certo! Aspetta un attimo che te ne faccio vedere qualcuno” Vincent aprì la valigia e prese un blocco da disegno e lo fece vedere a Scarlet. Il tratto era strano, ma infondeva calma e serenità. Ad un certo punto la ragazza si imbattè in un disegno che per lei significava molto: quello di Bob Marley. “Ah si, questo l’ho disegnato in un momento di allegria mentre trasmettevano una canzone di Bob Marley alla tv. Ti piace?” Scarlet tacque. Aveva trovato qualcuno con cui condividere una sensazione come l’allegria che solo Bob Marley sa emanare. Un allegria forte e piena di speranza… come quella che serve al locale del padre di Luna. Alla luce di quei pensieri, Scarlet ruppe il silenzio “Hai da fare oggi?”
“Beh, in realtà dovrei solo disfare le valigie. Perché?” Scarlet si prese un po’ di tempo per spiegare la situazione in cui si trovano Luna e il padre. Magari Vincet avrebbe potuto aiutarli.
“Certo che vi aiuto, – rispose Vincent una volta che Scarlet ebbe finito – adoro il ramen! Sono le 4:15, se riesco a sbrigarmi con le valigie possiamo andarci tranquillamente.”
“Ti do una mano a sistemare tutto. Piuttosto, sapresti arrivarci?”
“In realtà no, ma se quel tizio è il fiscalista del locale, allora il proprietario di quel negozio di ramen dovrebbe sapere dove sia.”
I due, finito di disfare le valigie, si incamminarono verso il locale e trovarono Luna insieme ad una ragazza proprio vicino l’entrata del locale.
“Ciao Luna” disse Scarlet.
“Ciao Scarlet”
“Questo è Vincent, il mio coinquilino. E’ un disegnatore..” Vincent salutò.
“Un disegnatore? Un giorno di questi mi piacerebbe vedere qualche tuo disegno. Ad ogni modo, questa è Ryuka, una mia amica” Ryuka salutò.
“Sai per caso come posso raggiungere quest’indirizzo?” aggiunse Scarlet porgendole il bigliettino che le aveva precedentemente dato Hope. “Dovrei essere li per le 5, ma non so dove si trovi”
“Certo che lo so – risposte Luna – Stiamo giusto per andarci anche noi… per caso Hope ti ha parlato di un qualcosa?”
“Non proprio, mi sono offerta di aiutare il locale e mi ha dato questo bigliettino dicendomi di andarci alle 5 di oggi pomeriggio, ho portato anche Vincet, anche lui vuole darci una mano”
“Ok, allora seguiteci, non è tanto lontano, possiamo andarci anche a piedi”.
I quattro ragazzi si incamminarono verso il luogo dell’incontro e strada facendo, ebbero modo di parlare e conoscersi.
“Eccoli li” disse Luna facendo notare agli altri un gruppo di persone. Oltre ad Hope, c’erano altre quattro persone. L’uomo vicino ad Hope era vestito come lui, ovvero in con giacca e pantalone; mentre le altre due erano vestite con una camicia e con la gonna.
“Ah, eccoti Luna” disse Hope avvicinandosi ai quattro ragazzi. “Ciao Scarlet” Scarlet ricambiò il saluto.
“Questi sono due nostri amici: Ryuka, una mia cara amica e Vincent, un disegnatore.” Aggiunse Luna.
“Grazie a tutti per essere venuti, lasciate che vi presenti gli altri: questo che vedete al mio fianco è Keran, un mio collega di lavoro, mentre le altre due sono Soul e Shate, le nostre due segretarie. Siamo tutti affezionati al locale del padre di Luna e non vogliamo che chiuda. Vogliamo organizzare una serata di intrattenimento per invogliare la gente a frequentare il locale: una sorta di pubblicità. Vi ho fatto venire qui per metterci d’accordo sulla serata dato che anche voi volete aiutarci. Keran se la cava nei giochi di prestigio, mentre Soul e Shate sono portate per il cabaret. Potete farci una mano in qualche modo?”
“Beh, io e Ryuka possiamo fare qualcosa per intrattenere i bambini: per un certo periodo abbiamo lavorato come baby sitter e siamo abbastanza famose. Inoltre potremmo portare alcuni nostri amici alla serata, mentre Scarlet potrebbe cantare qualche canzone!” Disse Luna
“Io invece potrei disegnare i volantini e qualche quadro da vendere!” aggiunse Vincent.
“Buona idea avevo già in mente di scrivere una nuova canzone in viaggio. Direi di tornare all'appartamento per mettermi a lavorare” disse Scarlet
“Si ci ritroveremo da Luna. Vi farò sapere quando.” disse Hope, infine si congedarono e ognuno ritornò a casa.
“Eccoci” Vincent aprì la porta “ora al lavoro!” si diresse su un tavolo e tirò fuori le matite e alcuni fogli e si mise a disegnare; Scarlet invece andò in camera sua, tirò fuori la chitarra i bonghi ed iniziò a suonare, ma per quanto provasse non riusciva a trovare nè un motivo adatto né le parole, le mancava l'ispirazione. “C'è qualcosa che non va” pensò “ma certo” questa volta lo disse ad alta voce, poi prese dalla valigia una foto incorniciata e la mise vicino al letto, la foto raffigurava Bob con suo padre e sua madre quando era incinta di lei ed era perfino autografata, la dedica diceva “Al mio giovane amico, alla sua compagna e alla sua futura creatura” , Scarlet la portava con se perchè era una delle poche foto che aveva di sua madre, che era venuta a mancare quando era ancora una bambina, oltre a ricordarle la madre quella foto le dava ispirazione, subito dopo averla tirata fuori si rimise a scrivere la canzone.
Il giorno dopo Scarlet ebbe tra le mani quella che doveva essere la bozza della sua canzone, voleva un parere da qualcuno e quindi la fece leggere a Vincet, il quale aveva finito di disegnare i volantini per l’evento. “Ma è fantastica! – urlò Vincet – mi piace tanto come canzone, complimenti! Sei riuscita a metterci talmente di quella passione che sembra quasi che esca dalle parole!” Scarlet, molto lusingata ed imbarazzata chiese a Vincet di farle vedere il disegno che aveva fatto per i volantini. Certo, non ebbe le stesse sensazioni avute vedendo il disegno di Bob, ma comunque provò una sensazione strana e confortevole allo stesso tempo.
Dopo aver valutato il lavoro dell’altro, si trovarono davanti ad uno dei più grandi problemi della convivenza: il bagno. Chi entrava per primo? Con molta sorpresa da parte di Scarlet, Vincet si comportò da galantuomo e fece entrare prima lei. Intanto suonò la porta e dato che Scarlet era occupata, l’uomo andò ad aprire Vincet. Era Luna, lo salutò e gli disse che quello stesso giorno dovevano incontrarsi per discutere dei preparativi finali alla stessa ora e allo stesso luogo del giorno precedente. Dopo aver informato se ne andò subito, “Probabilmente si starà esercitando” pensò Vincent.
Una volta preparati entrambi, prima dell’ora di pranzo, bussò di nuovo la porta: stavolta era Fede.
“Allora, com’è la vita da coinquilino?”
“Beh, niente di cui lamentarsi” rispose Scarlet
“Già, uno si potrebbe anche abituare” aggiunse Vincent lanciando un’occhiata a Scarlet che arrossì un po’.
“Sono felice per voi! Beh, sono venuta per sapere questo e per dirvi che per qualsiasi cosa potete tranquillamente contattarmi”
“D’accordo” risposero i due coinquilini all’unisono.
Ad ora di pranzo, i due scesero al solito negozio di ramen, dove però c’era solo Luna.
“Ciao Luna” disse Scarlet. Luna ricambiò il saluto e lo rivolse anche a Vincent che ricambiò a sua volta.
“Una porzione di ramen per entrambi?” – chiese Luna
“Si, grazie!” Rispose Vincet
“Grazie – rispose anche Scarlet – Come mai tuo padre non c’è?”
“Non so, sarà andato in giro. Vado a fare il ramen”. sentenziò Luna andando in cucina
Nel frattempo entrò Hope e vide i due giovani al bancone
“Che coincidenza, anche voi qui! Vi stavo giusto cercando. Stiamo organizzando tutto per lo spettacolo: abbiamo deciso che sarà domani sera, a voi sta bene?”
Scarlet e Vincent si guardarono sicuri, come se l’uno leggesse i pensieri dell’altro. Ed entrambi acconsentirono. Dopo aver mangiato, passarono la giornata esercitandosi: Scarlet migliorando il testo della canzone e Vincent il sul disegno dei volantini che, una volta finito l’originale, faxò ad Hope per fotocopiarlo.
Stremati dall’impegno messo nei propri lavori, i due si concedettero una pausa per parlare e conoscersi meglio. La sera passò subito e subito i due furono sotto le coperte dato che dovevano essere freschi per l’impegno che li attendeva. La mattina i due scesero ed andarono al solito locale un po’ più affollato del solito dato che c’erano in più anche Hope, Keran, Shate, Soul e Ryuka.
“Eccoci finalmente! – Disse Luna – Lo zio non può venire fino a stasera ed ho convinto mio padre a prendersi un giorno di riposo dicendogli che al negozio ci avrei pensato io.”
“Fantastico – rispose Scarlet – Comunque dato che io e Vincent siamo qui da poco non possiamo portare delle persone” disse con aria triste
“Certo che possiamo! – si intromise Vincent – Fede può essere libera ed ha detto che possiamo chiamarla se dovessimo avere bisogno.”
“Giusto! E poi c’è anche il fratello, che ho avuto modo di conoscere appena sono arrivata”
“Perfetto! – rispose Hope – Luna invece ha detto che porta alcuni suoi amici. A che punto sei con la canzone, Scarlet?”
“Giusto ieri ho finito di ritoccarla, magari oggi la rivedo: sarà sicuramente pronta per stasera!”
“Ottimo – aggiunse Keran – Soul, hai prenotato le luci e le altre cose che ti avevo chiesto?”
“Ovviamente – rispose Soul - Arriveranno dopo pranzo”.
“Ora però mettiamo qualcosa sotto i denti, offro io” Disse Hope
“Eh no, offre la casa!” rispose Luna porgendo i bicchieri di sakè sul bancone a tutti “Un brindisi al locale”
“Al locale!” – ruggirono tutti in coro alzando i bicchieri.


Finito di pranzare, e mentre gli altri sistemavano il palco, le luci e gli addobbi nel locale, Scarlet tornò da sola all’appartamento. Tornata in camera si gettò sul letto e ripensò a tutte quelle cose che gli sono capitate in questi pochi giorni in Giappone. Sicuramente non se li aspettava così, è stata molto fortunata ad incontrare tutte quelle persone che lavorano insieme per rendere felice il padre di Luna. Già, verso il padre di Luna. Forse è anche per questo che Scarlet ha deciso di aiutare Luna e Hope in questo piano: forse perché rivedeva in lui suo padre, che ha dato tanto per la figlia e che farebbe di tutto per lei. Magari un giorno farà lo stesso con suo madre… certo che lo farà! D’altronde è grazie a lui che ora è li, in Giappone; è grazie a lui che ha incontrato persone come Luna e Vincent. E’ forse questa l’emozione che voleva trasmettere con le sue canzoni? Scarlet ci pensò su e dopo averci riflettuto a lungo, corresse qualche frase della canzone che fino a qualche ora fa pensava fosse perfetta per esprimere le emozioni che voleva. Finito di correggere la canzone, si accorse che erano le 18:45 e corse subito al locale. Erano tutti li. Il locale sembrava un altro: avevano abbellito tutto con dei palloncini, avevano allestito un piccolo palco con delle luci e avevano portato altre sedie. “Finalmente Scarlet, dov’eri finita? – le disse Luna - I preparativi sono quasi pronti, mancano delle piccolezze e poi possiamo incominciare! Guarda, già stanno arrivando i primi clienti!” In effetti Scarlet vide alcune persone che stavano entrando al locale.
“E gli altri? – chiede Scarlet – Dove sono finiti?”
“Alcuni stanno preparando il loro spettacolo, Hope invece sta in giro a distribuire volantini, mentre Vincen…”
“Io sono qui” la interruppe Vincent “Eccoti Scarlet, mancavi solo tu. Hai provato la canzone?” E fu allora che Scarlet rifletté su una delle cose più banali alle quali potesse mai pensare: provare la canzone. Ha lavorato tanto sul testo e sul messaggio da mandare ma non aveva avuto modo di provarla nemmeno una volta. Non poteva certo farlo in mezzo a tutte quelle persone che pian piano entravano nel negozio. “Qualcosa che non va?” chiese un po’ preoccupata Luna
“No, nulla, va tutto bene… vado un po’ fuori a ripetere la canzone” disse Scarlet e se ne uscì dal retro dove non c’era nessuno.
“E ora che faccio?” pensò Scarlet “Non posso certo mollare tutto! Ci deve essere pure un modo, manca mezz’ora allo spettacolo, non ho abbastanza tempo per esercitarmi!”
Intanto la porta del retro si aprì di nuovo: era Vincent.
“Qualcosa non va?” le chiese.
“No, perché me lo chiedi?” rispose Scarlet
“Stai ripetendo i testo, vero?” continuò Vincent.
“S-Si, perché?” replicò Scarlet.
“No, nulla… hai lasciato il testo sul bancone quando sei venuta qui fuori. All’inizio pensavo ti fossi imparata il testo a memoria così bene da non aver bisogno di questo foglio, ma poi mi sono chiesto ‘Se è veramente così, come mai lo ha portato con se?’ E quindi ho capito…. Tu non hai provato nessun testo, vero?”
A queste parole Scarlet tacque.
“Capisco… beh, non devi preoccuparti. Ti conosco da pochissimi giorni, ma già sento che sei una persona diversa dalle altre, una persona che porta avanti i suoi ideali. Ce la farai senz’altro” Detto questo, Vincent si avvicinò a lei e la baciò. In quel momento Scarlet non pensò a nulla, sapeva soltanto che si sentiva bene. Tolte le labbra da quelle si Scarlet, Vincent continuò “Ci vediamo dentro, metticela tutta!”.
Scarlet era pensierosa, non si sarebbe mai aspettata questa reazione. Ma soprattutto Vincent si è comportato così perché era preoccupato per lei, perché ci tiene. In quel momento in cui ha toccato le sue labbra per lei il tempo si fermò: in quell’attimo contava solo Vincent per lei. Ma non c’era tempo per pensare al perché abbia fatto quel gesto, bisognava portare avanti la serata ad ogni costo. Prese coraggio e tornò dentro. Vide quasi tutto il locale pieno. Lo spettacolo era iniziato: Hope stava presentando il gioco di prestigio di Keran. Dai bambini intorno a Ryuka e Luna, Scarlet dedusse che avessero già fatto il loro spettacolo di intrattenimento per bambini.
“Guarda un po’ chi si vede” disse il padre di Luna “Tu eri nel locale l’altro giorno, vero? Partecipi anche tu a questa serata?”
“Beh, si. Non ho mai avuto modo di parlare con lei, piacere sono Scarlet, una cantante reggae.”
“Grazie, Scarlet. Io sono Cry. Questa è la prima volta che vedo così tanta gente nel mio negozio, ma come avete fatto?”
“In effetti io non ho fatto molto, più che altro dovete ringraziare Hope, ha fatto tutto lui.” Replicò Scarlet un po’ imbarazzata.
“Non parlare così. Hope avrà anche organizzato il piano, ma lo state portando avanti tutti, e lo apprezzo molto, davvero. Sono felice che la mia Luna abbia trovato un’amica come te. Grazie di tutto”.
Scarlet non sapeva cosa dire, fortunatamente Hope interruppe il silenzio che si era creato
“Signori e signore, siamo ormai giunti alla fine di questa serata: abbiamo riso con le nostre Soul e Shate, i vostri figli si sono divertiti giocando con Luna e Milady, abbiamo mangiato bene grazie a Craze e siamo andati oltre a quelli che sono i limiti dell’uomo con le magie del nostro Keran. Vorrei proporre un applauso per tutti loro.” Dal pubblico si alzò un fragoroso applauso che commosse non solo gli artefici di quel piano, ma anche Cry “Ed ora, come gran finale sono orgoglioso di presentarvi una cantante straniera venuta qui in Giappone per voi. Per farvi emozionare attraverso le sue parole cariche di forti sentimenti: ecco a voi, Scarlet!” Dal pubblico si sollevò un nuovo applauso per Scarlet che emozionata, salì sul palco a piccoli passi.
“B-Buona sera. Sono onorata di cantare nel locale del signor Cry stasera. Sono arrivata in Giappone da poco ma già mi trovo a mio agio grazie ad alcune persone. Le stesse persone che hanno organizzato questa serata e che mi hanno dato ispirazione per scrivere una canzone che tra qualche istante vi andrò a cantare. A queste persone vorrei dire una sola cosa: grazie di tutto.”
Decisa a cantare Scarlet si accorse di un ulteriore errore: non aveva portato la sua chitarra per suonare! Ed ora? Come poteva fare senza musica? Era disperata, non sapeva che fare. E proprio sul punto in cui stava per cantare senza musica, partì come sottofondo una musica familiare: era la musica di una canzone di Bob Marley! Ma chi poteva essere stato a farla partire? Non erano certo domande da farsi in quel momento: quello era il momento di catare. Le parole le uscivano da bocca con molta musicalità. Come poteva accedere se non le aveva ripetute nemmeno una volta? Allora la risposta arrivò automatica come le parole: erano le emozioni che ha provato in quei giorni vissuti in Giappone, quelle emozioni che le sono state trasmesse dagli amici, da Bob Marley; gli stessi amici che erano li a fare il tifo per lei, e quello stesso Bob che per anni ha riso con lei e che ora le fa da sottofondo alla sua canzone. Era andata in Giappone per trasmettere le emozioni che provava in Giamaica, ma forse il suo obiettivo era cambiato: non voleva trasmettere le emozioni provate in Giamaica, non voleva trasmettere le emozioni che provava ricordando i genitori: voleva trasmettere le emozioni che provava esattamente in quel momento. Finita la canzone si accorse che Vincet si avvicinò agli altri del gruppo quasi come se non volesse essere scoperto, e fu allora che Scarlet capì chi era stato ad aiutarla in quel momento. A fine serata tutti se ne andarono, ma andandosene scambiarono quattro parole con Cry promettendogli che sarebbero tornate per mangiare. Cry, non sapendo che dire, si limitò a sorridere e ringraziare. Rimasero solo gli artefici del piano oltre al proprietario e in quell’attimo ci fu silenzio che fu spezzato da quest’ultimo dopo qualche secondo “Vi devo delle scuse. Non potevo chiudere il locale per un mio capriccio. Di certo non tutte quelle persone ritorneranno, ma sicuramente qualcuno lo farà; e questo qualcuno merita di essere accolto dal proprietario del negozio: Luna. Figlia mia, tu meriti di ereditare questo locale: hai fatto più tu nel tuo tempo libero che io. Ed inoltre da questa vicenda ho capito che ci tieni tanto e penso sia giusto così. Ringrazio tutti voi, dal primo all’ultimo. Luna, spero tu capirai”
“Grazie, papà. Grazie per avermi capito.”
“Grazie a te” e l’abbracciò.
“Emh…” - Hope face un paio di colpi di tosse e uscì dal locale seguito da tutti gli altri.

“ E’ andata” disse Keran
“Già, è andata” rispose Hope. “Grazie a tutti, siete stati magnifici. Soprattutto tu Scarlet, sei davvero un fenomeno! Se hai bisogno di un manager fammi un fischio” e le porse un bigliettino ulteriore bigliettino; stavolta non riportava il nome di una via, ma il suo numero di telefono ed altri recapiti.
“Grazie mille” gli rispose Scarlet.
“E ora che farai?” chiese Soul
“Non saprei. – rispose Scarlet - Ci sono tante cose che sono cambiate in così poco tempo, ovviamente in positivo. E sono cambiate grazie a tutti voi. Non so proprio come ringraziarvi.
“Ma non devi farlo, anche tu ci hai insegnato tante cose! – intervenne Shate – Anche se cantavi su quel palco, avevo come la sensazione che ci stessi parlando.”
“Grazie ancora… - ribattè Scarlet e guardò per un attimo Vincent – Ora vorrei andare a riposare, sono un po’ stanca. Vincent, vieni?” gli disse porgendogli la mano.
“D’accordo, a domani, buonanotte”.
“Buonanotte” risposero ad unisono.
“Buonanotte” disse Scarlet rivolgendosi agli altri.
Entrati nell’appartamento Scarlet prese a parlare “Grazie… senza di te non ce l’avrei fatta”
“Ma no, in fondo hai fatto tutto tu, no? E poi quel che ho fatto, l’ho fatto perché veniva dal cuore. Non voglio mica qualcosa in cambio!”
“Allora dato che anche questo viene dal cuore, non dovrei chiedere neanche io qualcosa in cambio” Dette queste parole, Scarlet si avvicinò a Vincent e lo baciò. Ironia della sorte: Scarlet è andata in Giappone per trasmettere le emozioni provate in Giamaica, ma è stato il Giappone a trasmetterle emozioni irripetibili.




Scritto in collaborazione con: Nightmare
 
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